L’anima bianca, il nostro Torricella



“L’anima bianca”: è così che Roberto Bellini, vicepresidente nazionale AIS, ha intitolato l’articolo dedicato al Torricella.

La lunghissima verticale di oltre 30 annate, che si è svolta qui a Brolio all’inizio di giugno, ha occupato davvero tante tante pagine dell’ultimo numero della prestigiosa rivista dell’Associazione Italiana Sommelier.

Ve ne avevamo dato un assaggio in un post della scorsa estate ma leggere le descrizioni e i ragionamenti contenuti nel lungo articolo ci ha riportato alla memoria quella giornata unica. Ed è stato un grande piacere.

Non intendiamo svelarvi quanto raccontato nel numero di settembre, pertanto vi rimandiamo alla lettura della pubblicazione, ma per quanti non avranno modo di farlo, desideriamo riportare solo alcuni passaggi che hanno suscitato in noi una grande emozione. In particolare, la degustazione dell’annata 1927, che così recita:

“Potremmo considerarla una vendemmia futurista e ci immaginiamo un sommelier adepto del movimento descriverlo con quei toni. Lo “zang” colorato ha un fervore chiaro, ambrato, luccicante
come lo scintillio della mitraglia “tatatatata”. “ScaAbrrRrraaNNG” odoroso, da boutique-bouquet, per l’odorante odorar del dinamismo delle agrumate scorze seccatesi di entusiasmi eterei (W il cordiale), di semantiche granaglie d’orzo e grano, di polvere d’argilla sollevate dal “tumb tumb”
dei passi in vigna. Furibonda l’esile massa liquida, strofinante di glicerica disperazione cannoneggia, ta-pum-ta-pum,
la trincea della papille a difesa dell’eleganza delle uniche forme liquidiche della continuità di uno spazio, per assaporare le bisbetiche strofe della sapidità. “SKRAASKRAAKRAANG – KRANG”, s’è chiusa la sferragliante saracinesca sognante, ma il “bilobilobilobilobilo” è senza fine. Dati analitici: alcol 13,14% vol.; acidità totale 7,17; pH 3,26; acidità volatile 1,14.”

La penna di Roberto Bellini è sempre stata particolarmente apprezzata nel mondo enoico pertanto stavolta non potevamo che aspettarci qualcosa di memorabile. Un po’ come la verticale di Torricella di cui lui racconta, e che, al termine della tante pagine, dichiara essere ̀ “il vino bianco della memoria di Brolio”.